08 ottobre 2025

"Tracce di silenzio"

 

"Tracce di silenzio"

Ogni oggetto abbandonato è un frammento di tempo sospeso. Nelle fotografie, la ruggine racconta storie di mani che non stringono più, di voci che si sono spente nel vento. Una sedia rosa, una poltroncina con lo sguardo vuoto, un betoniera ferma da anni — sono tutti monumenti discreti all’oblio.

Il disfacimento non è solo perdita, ma trasformazione. Il legno che si sfalda, il metallo che si ossida, la carta che ingiallisce: sono i nuovi linguaggi della materia, che lentamente si riappropria di ciò che le era stato sottratto.

In queste immagini non c’è solo decadenza, ma anche una bellezza segreta. Una poesia fatta di crepe, polvere e silenzio. Guardarle è come ascoltare un sussurro antico, che ci ricorda quanto tutto sia fragile — e per questo, profondamente umano.














Una sedia rosa abbandonata racconta silenziosamente storie perdute, dove il tempo sfuma tra i suoi colori sbiaditi e la solitudine della scena


La betoniera e quel nome sembrano parlarsi in silenzio. Come due reduci di qualcosa che non c’è più. Michele potrebbe essere morto, o semplicemente andato via. Magari ha cambiato lavoro, ha venduto tutto, ma non ha avuto il coraggio di buttare la vecchia betoniera. O l’ha lasciata lì, come si lascia una parte di sé che non serve più, ma non si può distruggere.
E allora resta lì, a fare da guardiana a quel nome sul muro.
Una betoniera, un garage, e una scritta: Michele.
Basta così poco, a volte, per far nascere una storia.










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