22 agosto 2025

Il Tempio Canoviano di Possagno 1819/2019

 

DEO OPT MAX UNI AC TRINO


Il Tempio Canoviano di Possagno 1819/2019


         Ho fotografato  il Tempio come l’aveva immaginato Antonio Canova

tra luci, ombre e superfici,privilegiando la materia (marmo, texture) 

e la tensione tra presenza fisica e immaginazione.

Usando il bianconero per evidenziare la plasticità delle forme 

con i toni caldi della luce, puntando a immagini 

che invitino lo spettatore a fermarsi e contemplare.

Cercando un metodo che diventi un dialogo tra passatoe presente,

 e di trasformare la curiosità tecnica in una sensibilità architettonica 

per raccontare tempo, memoria e contemplazione.







Nel silenzio marmoreo del tempio, l’occhio di Canova guarda oltre la pietra: 

una luce fredda ma ferma, come una leva che spinge il tempo

 a inchinarsi, e mentre avanzo, la prospettiva si allunga: 

non solo lo spazio fisico del tempio, 

ma l’intervallo tra ciò che è stato creato e ciò che resta da scoprire






Le colonne raccontano, con punte di lucentezza, storie di scultori e di fede;

 il timpano è una mano tesa verso l’eterno.  








Non cerco pose ideali, ma l’essenza delle superfici: 

marmo freddo, lucentezza fredda, pieghe di luce che delineano spigoli e curve, 

cerco lo spazio: dove finisce la pietra e dove comincia la contemplazione



         L’eco dei marmi trasforma l’aria in materia: 

ciò che è duro diventa ascolto, ciò che è vuoto diventa memoria.

   Ogni inquadratura è un invito a fermare l’occhio,

  per dare tempo all’osservatoredi respirare con lo stesso ritmo



    Il bicentenario diventa così non solo una celebrazione, ma un esercizio di empatia

 tra passato e presente: ho fotografato cercando di tradurre in fotografia una sensibilità

 scultorea, una capacità di vedere per trascinare l’osservatore oltre la superficie.


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