Il Tempio Canoviano di Possagno 1819/2019
Nel silenzio marmoreo del tempio, l’occhio di Canova guarda oltre la pietra:
una luce fredda ma ferma, come una leva che spinge il tempo
a inchinarsi, e mentre avanzo, la prospettiva si allunga:
non solo lo spazio fisico del tempio,
ma l’intervallo tra ciò che è stato creato e ciò che resta da scoprire
Le colonne raccontano, con punte di lucentezza, storie di scultori e di fede;
il timpano è una mano tesa verso l’eterno.
Non cerco pose ideali, ma l’essenza delle superfici:
marmo freddo, lucentezza fredda, pieghe di luce che delineano spigoli e curve,
cerco lo
spazio: dove finisce la pietra e dove comincia la contemplazione
L’eco dei marmi trasforma l’aria in materia:
ciò che è duro
diventa ascolto, ciò che è vuoto diventa memoria.
Ogni inquadratura è un invito a fermare l’occhio,
per dare tempo all’osservatoredi respirare con lo stesso ritmo
Il bicentenario diventa così non solo una celebrazione, ma un esercizio di empatia
tra passato e presente: ho fotografato cercando di tradurre in fotografia una sensibilità
scultorea, una capacità di vedere per trascinare l’osservatore oltre la superficie.
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