Pino Guzzonato, l’artista che trasformava la materia in poesia
1941/2024
Amico di scrittori e intellettuali, le sue ultime creazioni erano stati i “bio esseri” di argento, scultore, pittore e incisore, era amico di molti scrittori e poeti veneti, a partire da Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto, Luigi Meneghello, Fernando Bandini, coi quali aveva realizzato pregevoli libri d’artista, ma anche di intellettuali e registi quali Carlo Mazzacurati, Ilvo Diamanti, Marco Paolini, Francesco Bonsembiante, Giorgio Celli e Telmo Pievani, coi quali aveva avuto alcune collaborazioni e che spesso ospitava nel suo stupefacente atelier tra i boschi e i ruscelli di Acquasaliente, sulle alture del Tretto sopra Schio.
Dopo aver collaborato con le Università di Utrecht e Parigi, ha partecipato alla 49° Biennale di Venezia e organizzato workshop internazionali presso la cartiera di Dueville (VI). Ha esposto in numerosissime rassegne ed esposizioni, tra cui ad Aosta, Venezia, Torino, Bologna, Como, Parma, Cagliari, Padova, Ginevra, Vienna, Linz, in Slovenia, Francia e Giappone. Ha allestito mostre alla Basilica Palladiana di Vicenza e al Museo Casabianca di Malo, alla Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, all'Antico Palazzo della Pretura di Castell'Arquato (PC) e all'Archiginnasio di Bologna, al Crédit Agricole di Poitiers e all'Istituto Italiano di Cultura di Vienna. Hanno scritto di lui importanti critici e scrittori, tra cui Fernando Bandini, Mario Rigoni Stern, Virgilio Scapin, Andrea Zanzotto. Nel 2002 ha presentato un libro d'artista alla Biblioteca degli Uffizi di Firenze e tenuto una personale all'Accademia di Weimar su invito della Bauhaus.
Pino Guzzonato è un artista che crea sperimentando da molti anni con
tecniche e materiali diversissimi.
E' stato ed è via via scultore, pittore, disegnatore, incisore. Ha usato la
pietra, il legno, la ceramica, la plastica, il metallo, sempre utilizzando le
qualità concrete e palpabili dei materiali, mettendo in luce le loro proprietà
espressive.
Vecchi jeans, semi, terriccio, acciaio, foglie, pietre, plexiglas, carta:
tutto viene riciclato, reinventato, ritrasformato senza perdere la propria
anima, ma acquistando un nuovo significato.
Nonostante l'eterogeneità e la complessità della sua produzione, o forse
proprio per questo, tutte le sue opere sono collegate da un filo conduttore ben
preciso, in cui nelle contaminazioni fra elemento naturale e artefatto vengono
recuperate esperienze non soltanto visive, ma soprattutto sensoriali.
In questo modo le sue creazioni, che stimolano i sensi naturali del tatto e
della vista, mettono in gioco le loro capacità di raccontare una storia e di
comunicare un'esperienza: così l'arte di Pino Guzzonato acquista valore in
quanto immanentemente pratica e ancorata ai parametri della cultura materiale.
Un simbolo si affaccia spesso nelle sue opere: l'albero con il suo
significato archetipo e la materia da cui è composto, il legno, che macerato e
trattato diventa carta.
La carta infatti è diventata negli ultimi anni una parte importante della
produzione artistica di Pino Guzzonato. Carta che l'artista fabbrica da sé a
partire da tutti i materiali possibili. Carta che diventa impronta, sagoma da
cui egli estrae il senso e l'anima delle cose. Carta che diventa libro. Libro
che diventa oggetto naturale per la sedimentazione del pensiero, che si offre
come luogo ideale di riflessione sulla complessità dell'uomo.
Così su di lui ha scritto Giorgio Celli: "La carta è il veicolo dei
nostri sogni, che passano da uomo a uomo, a diventare dei sogni collettivi. Un
libro è l'equivalente cartaceo di un cervello, in cui tutti possono entrare e
che tutti possono usare.
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