Palazzo Baggio a Marostica
Fotografie degli anni 70 di Sergio Sartori
Si tratta di un edificio risalente al 1908
L’edificio è stato recentemente
ristrutturato dopo anni di abbandono e di alterne vicende che hanno visto
spesse volte divisi i consiglieri comunali per la sua destinazione. Ma andiamo
per ordine. Palazzo Baggio, anzitutto è il fabbricato che sorge subito al di là
dell’incrocio semaforico del Castello inferiore di Marostica, sulla strada per
Mason. La sua storia è piuttosto travagliata perché, nel corso del secolo,
passato da poco, ha avuto varie destinazioni.
«L’edificio era sorto verso il 1908 come fabbrica per cappelli di
paglia – La destinazione artigianale però è durata poco».
Nel novembre del 1941 il palazzo è stato messo a disposizione del 51° battaglione bersaglieri per l’istruzione, prima dei graduati di truppa e, successivamente, degli ufficiali. Il 5 luglio del 1943, il battaglione ha lasciato definitivamente la città scaligera. In seguito è diventato un ovattificio e quindi una fabbrica di cioccolato. Verso la fine degli anni sessanta e diventato sede di alcuni laboratori di abbigliamento e magazzino della Belfe alla fine degli anni 70 è stato dismesso ed il Comune lo ha acquistato negli anni ottanta.
«La storia interessante – ci spiega l’architetto Duccio Dinale –
riguarda la scheda che il Comune fece e che era volta alla demolizione del
fabbricato per lasciare libere le mura. L’Amministrazione Zanforlin decise
invece di mantenerlo con l’intento di spostare la sede municipale da Via
Tempesta per cui è stata cambiata la scheda del centro storico per fare posto
alla ristrutturazione dell’edificio, come esempio di archeologia industriale.
Al riguardo però le posso dire che a Marostica, come esempi di archeologia
industriale avevamo sicuramente degli stabili più significativi di questo.
Posso anche aggiungere, come architetto, che, dal punto di vista
architettonico, al di là della facciata con bifore e finestre ad arco, gli elementi
più significativi dell’edificio erano delle colonnine in ghisa a piano terra e
al primo piano dell’insediamento, realizzato fra l’altro tutto in acciaio
e ghisa con il perimetro in mattoni, ma che sono state tolte. L’unica cosa che
è stata conservata, come archeologia industriale, sono state la facciata e la
copertura in legno».
Da: https://ladomenicadivicenza.gruppovideomedia.it/a_ITA_3992_1.html
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