domenica 12 agosto 2012

Reportage - The oldest botanical garden of Alberto Parolini in Bassano del Grappa - Veneto / Italy


“Guarda, il cancello aperto del giardino ci invita; non entriamo a fare almeno un giretto? Il giardino del Conte è famoso non solo in Lombardia e a Venezia, ma in tutta Europa, se al suo interno c’è un altro Cedro del Libano simile a quello che sta davanti a noi non è senza ragione: si chiama infatti Pinus parolinii, i semi furono portati dal Monte Ida da lui stesso….c’è anche l’odoroso ulivo cinese, ed ecco un Ginkgo biloba alto come neppure un Olmo s’è mai visto, e c’è uno Styrax, un Laurus benzoin, un Vitex agnus-castus….”.

Queste righe, che continuano con citazioni di altre piante ed grandi esclamazioni di stupore, vennero scritte nel 1856 dal poeta James Henry a conclusione del diario del viaggio da lui compiuto, incredibilmente rigorosamente a piedi, da Karlsruhe fino a Bassano del Grappa. Venne a piedi fino a questa nostra cittadina veneta espressamente per visitare il Giardino botanico creato da Alberto Parolini (1788-1867). Questa è forse la testimonianza più curiosa della grande capacità di attrattiva che questo luogo esercitava nel 1800, ma decine e decine di altre persone (viaggiatori, studiosi, regnanti ecc) vennero a Bassano per vedere le meraviglie di quello che così Filippo Barker Webb aveva lapidariamente descritto nel 1840 “il possède un des jardins de botanique les plus remarquables de L’Italie”. Il luogo, dicono le cronache, era straordinario e così lo descriveva Ottone Brentari nel 1885: “aggirandosi nel giardino, e nelle sue serre sorprendenti, pare al naturalista di trovarsi ora nelle calde regioni dell’India o del Messico, ora sulle falde delle Ande, ora nelle gelide contrade del nord”. Ragionare su un piccolo dato arido può forse far capire meglio: le tremila specie che arrivarono a contenere i suoi index seminum. Di cosa si trattava? Parolini stampava con cadenza biennale, per distribuirli in tutta Europa, gli elenchi che contenevano tutti i semi, raccolti nel proprio giardino, che era in grado di scambiare con altri collezionisti o con altre istituzioni (orti botanici, università ecc). Ebbene, provate ad immaginare che ricchezza di svariate fioriture doveva possedere (si dice fino a 8-9000 specie diverse coltivate) e che macchina organizzativa aveva saputo mettere in piedi per poter soddisfare, per chiunque lo volesse, la richiesta di alcune bustine di semi tra le 3000 specie diverse che metteva a disposizione.







































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