di Mario Scuro
Nella diatriba sorta a seguito dell’editoriale sulle esondazioni del Longhella è stato fatto osservare da un concittadino che “gli straripamenti verificatisi a Marostica non hanno niente a che vedere con il Longhella” e che “a straripare è la Roggia Marosticana”.
La realtà storica, per quanto riguarda il Longhella, è di tutt’altro avviso.
Estrapoliamo da “Marostica centro storico di interesse pubblico”.
Il Longhella è il principale corso d’acqua di Marostica. Esso ha le sorgenti a San Luca (500 metri di quota). Chiamato la Costa, scende al piano modellando la Val d’Inverno. A Vallonara, nel luogo detto Fontanazzo, rileva l’acqua del torrente Costolo, che scorre nella valletta omonima. Da qui il Longhella prosegue nella pianura, fiancheggiando la strada provinciale del Rameston fino a Ponte Campana, ove è ingrossato dal torrente Valletta, che porta le acque dei Gorghi Scuri. Il Longhella continua la sua corsa nella campagna a Sud di Marostica e, dopo aver ricevuto l’acqua del torrente Silan, si getta nel fiume Brenta, a Rivarotta.
Durante il corso dei secoli, il Longhella è esondato più volte, danneggiando gli edifici, le strade, le coltivazioni.
Ricordiamo le esondazioni del Settecento, alle quali fece fronte il podestà Marco Pizzamano, come attesta la lapide a Porta Bassano; esondazioni che furono una delle cause per cui la “Serenissima“ decise di trasferire l’ospedale dei Garzadore di Borgo Giara (insieme con il San Gottardo di Borgo San Sebastiano) a Borgo Panica (1773).
L’esondazione di inizio Novecento fece crollare Ponte Quarello (sostituito da una passerella e ricostruito solo nel 1930, su progetto dell’ingegnere Giovanni Tescari), allora unica via di collegamento con Bassano Veneto.
È sempre viva nella memoria dei più anziani la terribile esondazione del 9 giugno 1953, allorché morì, travolto dalle acque, il campanaro di Vallonara, Angelo Crestani; l’acqua rovinò i raccolti di Vallonara; sradicò filari di viti e alberi da frutto; sommerse Borgo Giara per circa 150 cm di altezza; inondò Campo Marzio e la “Pissamana”; arrivò fino alla Piazza; le madri, sollevate le gonne sopra le ginocchia, andarono a prelevare le figlie giovani apprendiste all’uscita della Vimar, percorrendo via IV Novembre, pure allagata.
La più vicina a noi è l’esondazione del 2015, che provocò seri danni alle abitazioni e alla campagna.
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