domenica 22 novembre 2020

 

Ex Ospedale Psichiatrico di Granzette

31 Luglio 2011 

Le 5,20 il suono della sveglia non mi sembra certamente una bella melodia ma l'adrenalina di tornare in quel luogo mi fa saltare in piedi.
L'appuntamento e alle 5,50 davanti a casa mia, tutti puntualissimi (probabilmente non hanno dormito la notte) quindi caricate le attrezzature ci dirigiamo verso Rosà dove Pigi e in attesa, trasbordati via verso Padova e poi Rovigo non senza una tappa dopo qualche km per un buon caffè, poi via velocemente per non sforare la tabella di marcia.

 I miei conti erano esatti e arriviamo a Granzette per le 7,10, ora in cui quasi tutti gli inquilini del condominio dormono ed il cortile privato che dobbiamo attraversare per raggiungere il ponte che ci porterà nella zona incolta ad Ovest del manicomio e deserto, attraversato il ponte camminiamo per un centinaio di metri verso il punto della recinzione dove sappiamo esistere un buco, ma ad un certo punto ci troviamo davanti una barrire di rovi dette anche russe (no Tatiana), dopo svariati giri non riuscivamo a passare allora mi misi davanti, mi infilai i guanti da lavoro e affrontai la tigre, riuscì a farmi cadere solo una volta strappandomi una scarpa e scaraventandomi lo zaino sulla testa, ma dopo accesa lotta riuscii ad arrivare al buco con le braccia  sanguinanti di graffi della maledetta.

Appena dentro mi lavai con l'acqua della borraccia … comunque e stata una bella lotta, onore al nemico.

 Ammirando il bellissimo parco naturale che si e creato nell'ospedale psichiatrico, entriamo nel primo padiglione e cominciamo a fotografare, quindi vaghiamo per gli altri padiglioni, l'atmosfera è più da gita tra amici che da esplorazione.

Anche se molto battuto e conosciuto, l'ospedale è comunque un luogo ricco di spunti, dalle stanze ammuffite, alla vegetazione che cresce all'interno delle finestre, alla chiesetta completamente distrutta dai vandali, alle cucine, alla zona riservata alle suore, al salone delle feste in fase di collasso, all'obitorio, alle officine , agli archivi, infine imbocchiamo il lungo viale camminando su di uno spesso tappeto di edera … e usciamo.

A ritroso riaffrontiamo la tigre, ma sarà per il caldo afoso  o perché ha preso paura questa volta non si fa vedere, arrivati al ponte ripassiamo dal cortile e anche questa volta pochi curiosi, merito dell'ora di pranzo e del caldo, quindi finalmente la macchina con qualche genere di conforto. 

Il progetto del manicomio di Rovigo nasce nel 1906, ad opera del Consiglio Provinciale che decise di aprire un Ospedale Psichiatrico a Rovigo, per riunirvi tutti i pazienti polesani con problemi mentali che fino ad allora si trovavano sparsi in 41 Ospedali in tutta Italia.

La superficie totale dell’area prescelta, tra fabbricati (fra cui 9 padiglioni) viali, cortili, giardini e colonie agricole, equivaleva a 20 ettari, duecentomila metri quadrati.
L’apertura ufficiale dell’Ospedale Psichiatrico avvenne però solo il 20 marzo del 1930, poiché varie vicissitudini e sospensioni, tra cui l’utilizzo dell’area durante la I Guerra Mondiale da parte dell’Amministrazione Militare, ne ritardò i lavori di costruzione.
La struttura fu progettata e creata per ospitare 400 persone, ma in realtà finirà poi per ospitarne circa 700.
Dal 1930 al 1980, l’Ospedale Psichiatrico di Granzette svolse la funzione di “ricovero e cura” dei pazienti psichiatrici per tutta la provincia di Rovigo (non potendo più accogliere nuovi malati per la legge psichiatrica allora in vigore), divenendo così una vera e propria “istituzione totale”.
Le cure dei pazienti psichiatrici all’epoca erano di tipo coercitivo e violento, venivano infatti praticati l’elettrochoc e l’insulinoterapia.
Nel dicembre del 1997 la struttura viene definitivamente chiusa.
Da allora l’intera area è dismessa e la struttura si trova in stato di completo abbandono (con l’eccezione di tre padiglioni ancora abbastanza conservati che sono usati dall’Asl 18 come depositi e archivi).

Durante la II Guerra Mondiale l’Ospedale Psichiatrico di Rovigo fu anche usato dai nazi-fascisti per rinchiudervi alcuni prigionieri e nel 1944 la struttura subì l’occupazione delle truppe tedesche che ottennero l’utilizzo del padiglione di isolamento per i propri scopi bellici (documenti storici riportano che i soldati tedeschi usarono l’Ospedale di Granzette come postazione antiaerea).
Tutto questo mentre nella struttura erano ricoverati i pazienti che non solo erano costretti a subire le terribili cure dell’epoca, ma si trovavano anche ad affrontare oltre al disagio provocato dalla propria malattia mentale anche incursioni aeree militari che provocavano feriti tra personale ospedaliero e malati stessi, e poi ancora rapine, requisizioni, furti di medicinali, 
attrezzature, oggetti personali e molto altro.