lunedì 21 novembre 2022

Tomba Brion ad Altivole 2022 - Il capolavoro di Carlo Scarpa

 Tomba Brion ad Altivole 2022

Il capolavoro di Carlo Scarpa

Appena riportato all’originaria bellezza, il complesso architettonico è un capolavoro assoluto di modernismo, arte veneziana e filosofie orientali ispirati al tema dell'amore assoluto.


Quando si giunge al piccolo cimitero di San Vito, frazione di Altivole in provincia di Treviso, si capisce subito di essere di fronte a qualcosa di inusuale: giovani armati di Rolleiflex a pellicola in bianco e nero, creativi di ogni nazionalità, professori universitari, e persino Brad Pitt in incognito durante una recente visita alla Biennale, si alternano dall’alba al tramonto per cogliere i mille orizzonti di luce del capolavoro di Carlo Scarpa, la Tomba Brion.


Il complesso architettonico, appena riportato all’originaria bellezza grazie ad un restauro conservativo conclusosi nell’aprile 2021, rappresenta un inno al vero amore che si compie prima nella conoscenza del sé e poi nell’unione simbiotica con l’altro.

Se vuoi essere felice per tutta la vita, fatti un giardino. (Carlo Scarpa)

E’ in quest’opera che l’immenso Carlo Scarpa – artista, pittore, creativo, illusionista, artigiano, architetto per laurea ad honorem – ha condensato tutto il suo sapere, da quando, sin da bambino affascinato da simmetrie ed edifici classici, decide di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Una città che, come dirà lui stesso, lo plasma nell’anima e nella creatività, sviluppando all’estremo la sua naturale inclinazione per il dettaglio e la trasformazione della materia, l’amore per il vetro, l’oro e le influenze bizantine, l’ossessione per l’acqua e i colori.


Un DNA artistico che negli anni coniugherà con le influenze contemporanee, come il modernismo di Wright e Le Corbusier, e le sue passioni come quella per il Giappone. Ed è proprio quest’ultima la più evidente ispirazione del progetto monumentale commissionato nel 1969 da Onorina Tomasin per ricordare il marito Giuseppe Brion, un lavoro che Scarpa accettò solo dopo aver ricevuto parola dalla vedova che non si sarebbe mai risposata, considerando, quindi, Giuseppe l’unico amore della sua vita. Con lui aveva fondato il brand Brionvega, celebre per aver innovato nel settore del design con oggetti cult come la Radio Cubo e il televisore portatile Doney, oggi esposti al MOMA di NY.

Progettata proprio a cavallo del suo primo viaggio in Giappone, anche se in realtà Scarpa ne era già un grande conoscitore, Tomba Brion rappresenta forse il progetto più amato dall’architetto tanto da impegnarlo nella sua costruzione dal 1970 al 1978, anno in cui muore in seguito ad una caduta dalle scale proprio a Sendai in Giappone. Un destino che rende ancora più intima e intensa la visita al complesso funerario che Scarpa aveva indicato nel suo testamento anche come suo personale luogo di sepoltura.


La visita del complesso inizia dall’entrata del Cimitero: un vialetto conduce ad un pino piangente che avvolge l’ingresso dove, seguendo un gioco di simmetrie e ricerca prospettiva, fil rouge dell’architettura scarpiana, inizia il nostro viaggio. Qui ci accoglie quella che è diventata l’icona più forte della Tomba: due cerchi che si incrociano, a simboleggiare Ying e Yang, gli opposti che si incontrano, l’uomo e la donna che si uniscono romanticamente, fondendosi in un’unica anima.



<a href="https://venetosecrets.com/arte-stile/tomba-brion-il-capolavoro-di-carlo-scarpa/" rel="noreferrer nofollow">venetosecrets.com/arte-stile/tomba-brion-il-capolavoro-di...</a>























































domenica 20 novembre 2022

La Certosa di Vigodarzere

La Certosa di Vigodarzere-Villa De Zigno, un monastero in un'ansa del fiume Brenta

Certosa La  di Vigodarzere è un monastero certosino edificato a Vigodarzere (Padova) nel corso del XVI secolo. La costruzione fu decisa dopo che nel corso del cosiddetto "guasto delle mura" (la distruzione ordinata dalla Repubblica di Venezia di tutti gli edifici che circondavano le mura cinqucentesche di Padova) fu abbattuto il vecchio monastero certosino. Il monastero fu consacrato nel 1560 e abbandonato nel 1768 a seguito della soppressione decisa dalla Serenissima. Dopo vari utilizzi durante le ultime guerre la Certosa è attualmente abbandonata.

A seguito delle distruzioni causate dalla guerra della Lega di Cambrai, i monaci Certosini di Padova ricostruirono il loro monastero in un'ansa del fiume Brenta, sui terreni che il vescovo aveva donato all'Ordine. A partire dal 1534, fino al 1560, grazie all'opera di due celebri architetti dell'epoca, Andrea Moroni e Andrea da Valle, i lavori vennero portati a termine con grande soddisfazione dei monaci che si insediarono nel nuovo importante edificio fin dall'anno successivo. Anche se la costruzione era imponente e rappresentava un notevole centro di cultura e meditazione, il numero dei monaci presenti non fu mai elevato, tanto che, nel 1768, la Serenissima ne decretò la chiusura e ne incamerò i beni ad essa collegati.

Quando, poco dopo, Antonio Zigno ne entrò in possesso, trasformò la struttura in casa di campagna e corte contadina, lasciando intatte le celle sul retro ma creando le ali nobiliari e i magazzini agricoli collegati agli alloggi dei mezzadri. Durante le due guerre la Certosa divenne caserma, polveriera e rifugio per gli sfollati che abbandonavano la città in seguito ai bombardamenti alleati.

I conti Passi di Preposulo, una antica famiglia i cui antenati amministrarono Bergamo e furono sudditi fedeli della Serenissima, ereditarono la proprietà dagli Zigno nel '900, senza peraltro trovare le risorse per recuperarne la funzionalità di dimora di campagna o adattarla ad altri usi. Nel frattempo molte parti della struttura stanno cedendo e il complesso è in uno stato di totale abbandono, indifeso dai vandali, l'ingresso interdetto ai numerosi visitatori che passeggiano lungo il Brenta in quella zona.

I dintorni sono protetti dal regolamento del Parco del Brenta e pertanto sono quasi intatti: alberi secolari e suggestivi scorci del fiume rendono gradevoli le passeggiate che portano alla Certosa.